Sepolcri – Aprile 2015
La
settimana Santa spinge la Passione di una città, da secoli controcorrente, che
rinasce il giorno in cui Cristo comincia a morire. Una notte da leggenda con
lunghe file davanti le chiese del centro storico. Una “movida” composta e
silenziosa che si aggira fra i sepolcri tagliando Palermo come una lama. La
città vecchia risorge, si ripopola e si riscopre ancora e almeno per una volta
viva e vegeta. Non indifferente, apatica, rassegnata o globalizzata, nel senso
peggiore del termine. La movida della Passione di giovedì notte riscatta le
altre notti dell’anno, in una città insonne per chi si dibatte e si diverte ma
anche per chi vuole pace fra le coperte.
La
chiesa di San Cataldo brulica di gente che resta in fila per un’ora pur di
guadagnarsi spiccioli minuti al suo prezioso ma piccolo interno, poi c’è chi si
affaccia sullo slargo dei cavalieri del Santo Sepolcro, e si riappropria della
città. Una città che non vede tutta allo stesso modo, però. Le chiese della
parte nata dopo la cacciata dei palermitani dalle loro case e dai loro
quartieri, negli anni decadenti che portarono al sacco edilizio e
all’abbandono, all’oblìo del centro storico, non hanno la forza né la volontà
di una Passione che stringe in un inestricabile abbraccio le vie, le piazze e i
sagrati della città di mare con i giardini e i corsi d’acqua superficiali o
sotterranei che era Palermo. Che per una notte torna ai tempi d’oro. Rimanda
immagini grandiose dalle sue piazze avvilite giornalmente da un traffico
deprimente, rimanda a disegni di strade e palazzi che profumano ancora oggi di
mitteleuropa, rimanda a un crocevia di popoli senza, necessariamente, un
conflitto.
L’Oratorio
S. Giuseppe dei Falegnami – da cui si entra dalla misconosciuta porticina nel
vicolo che da piazza Bologni sbuca in via Maqueda, accanto il palazzo di
Giurisprudenza – è talmente piccolo che anche la gente si fa piccola,
silenziosa, mentre compiendo pochi passi gira davanti l’altare e torna fuori
dopo una fugace preghiera o una riflessione avvolta in un foglietto arrotolato
fitto fitto, donato a chi lo accetta: “Non chiunque parli in modo ispirato è
profeta: è dai comportamenti che si riconosce il vero profeta”.
La
Passione della settimana Santa nella notte dei Sepolcri mescola lo spirito
della città, delle sue chiese, dei suoi abitanti con antiche credenze e
amletici dubbi. Sacro e profano si fondono e trascinano uomini, donne, vecchi,
bambini, unendo palermitani, siciliani, italiani, forestieri, viaggiatori,
credenti ferventi o scettici irredenti.
Palermo dalle sue viscere mostra forse il suo vero volto. Che la maggior parte
di noi farà fatica a trovare altrove, o in un altro, vano momento.
alessio gervasi