giovedì 14 gennaio 2016

Sepolcri – Aprile 2015


La settimana Santa spinge la Passione di una città, da secoli controcorrente, che rinasce il giorno in cui Cristo comincia a morire. Una notte da leggenda con lunghe file davanti le chiese del centro storico. Una “movida” composta e silenziosa che si aggira fra i sepolcri tagliando Palermo come una lama. La città vecchia risorge, si ripopola e si riscopre ancora e almeno per una volta viva e vegeta. Non indifferente, apatica, rassegnata o globalizzata, nel senso peggiore del termine. La movida della Passione di giovedì notte riscatta le altre notti dell’anno, in una città insonne per chi si dibatte e si diverte ma anche per chi vuole pace fra le coperte.
La chiesa di San Cataldo brulica di gente che resta in fila per un’ora pur di guadagnarsi spiccioli minuti al suo prezioso ma piccolo interno, poi c’è chi si affaccia sullo slargo dei cavalieri del Santo Sepolcro, e si riappropria della città. Una città che non vede tutta allo stesso modo, però. Le chiese della parte nata dopo la cacciata dei palermitani dalle loro case e dai loro quartieri, negli anni decadenti che portarono al sacco edilizio e all’abbandono, all’oblìo del centro storico, non hanno la forza né la volontà di una Passione che stringe in un inestricabile abbraccio le vie, le piazze e i sagrati della città di mare con i giardini e i corsi d’acqua superficiali o sotterranei che era Palermo. Che per una notte torna ai tempi d’oro. Rimanda immagini grandiose dalle sue piazze avvilite giornalmente da un traffico deprimente, rimanda a disegni di strade e palazzi che profumano ancora oggi di mitteleuropa, rimanda a un crocevia di popoli senza, necessariamente, un conflitto.
L’Oratorio S. Giuseppe dei Falegnami – da cui si entra dalla misconosciuta porticina nel vicolo che da piazza Bologni sbuca in via Maqueda, accanto il palazzo di Giurisprudenza – è talmente piccolo che anche la gente si fa piccola, silenziosa, mentre compiendo pochi passi gira davanti l’altare e torna fuori dopo una fugace preghiera o una riflessione avvolta in un foglietto arrotolato fitto fitto, donato a chi lo accetta: “Non chiunque parli in modo ispirato è profeta: è dai comportamenti che si riconosce il vero profeta”. 
La Passione della settimana Santa nella notte dei Sepolcri mescola lo spirito della città, delle sue chiese, dei suoi abitanti con antiche credenze e amletici dubbi. Sacro e profano si fondono e trascinano uomini, donne, vecchi, bambini, unendo palermitani, siciliani, italiani, forestieri, viaggiatori, credenti ferventi  o scettici irredenti. Palermo dalle sue viscere mostra forse il suo vero volto. Che la maggior parte di noi farà fatica a trovare altrove, o in un altro, vano momento.     
alessio gervasi        

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