Il treno perduto & il pullman ritrovato
Alessio
Gervasi, Palermo – Gli ulivi
scorrono a perdita d’occhio fra il tramonto e il mare. Indubbiamente il pullman
avvicina più del treno al cielo. E in un pomeriggio di ordinaria follia per
Trenitalia, anche a Palermo, riuscendo a portare a destinazione dopo un viaggio
durato 6 ore i derelitti passeggeri del regionale
3831 Messina Palermo.
Un
treno che giovedì 23 ottobre parte come tutti i giorni alle 13.55 da Messina
con orario previsto di arrivo a Palermo alle 17.20: senza intoppi sono 3 ore e
34 minuti per attraversare la linea più trafficata e meglio servita dell’Isola,
il fiore all’occhiello di Trenitalia.
In
auto o in pullman per andare dalla città dello Stretto al capoluogo o viceversa
sono più che sufficienti 2 ore e mezza.
Ma
la linea di cui va fiera Trenitalia e sulla quale continua a scommettere per il
futuro con pesanti investimenti per il portafoglio e per l’ambiente si dilata
come spesso accade facendo un salto temporale che inghiotte i suoi passeggeri.
Tanti i motivi: la pioggia, le frane, black
out e guasti meccanici del locomotore oppure scioperi e proteste come i
picchetti che facevano gli operai Fiat a Termini spesso e volentieri bloccando
i binari sine die.
Nel
caso in questione niente pioggia e frane e come si sa la Fiat e gli operai a
Termini non ci sono più. Ma il regionale
3831 a un certo punto sparisce. Inghiottito nel nulla.
A
tre quarti di percorso, nell’affollata stazione della cittadina turistica di
Cefalù – una babele di lingue e idiomi visto il periodo – attorno alle 4 e mezza
del pomeriggio la voce metallica delle ferrovie comincia a diffondere, in più
lingue e con le scuse ufficiali di volta in volta, annunci di ritardo
esponenziali. I turisti, perlopiù del nord–Europa, non sembrano curarsene, al
contrario dei locali che cominciano a
sbuffare in coincidenza dell’ennesimo annuncio. Ma il treno è perduto.
Nella
stanzetta del capostazione armeggiano in tre con computer, mouse e telefonini e
via via cresce l’apprensione. Fuori anche il nord–Europa da segni di
spaesamento. Il tabellone luminoso sputa ritardi come le olive al frantoio.
Alla fine della riffa salta fuori il 3831. E’ fermo fra Sant’Agata di Militello
e Caronia – a metà strada fra Messina e Palermo – e non si sa perché. Dopo
un’ora qualcuno dice che c’è un guasto al locomotore. “Adesso è un problema
solo di tempo – chiosa il capostazione di Cefalù – e bisogna aspettare che lo
spostino, sennò da lì non passa più nessuno né in un senso né nell’altro.” Il
binario unico della linea fiore all’occhiello di Trenitalia.
La
stazione nel frattempo si anima: arrivano i passeggeri del treno successivo, il
12765 di un’ora (in teoria) dopo ma cominciano a mettersi il cuore in pace pure
loro e poi c’è l’intercity 723 a seguire, un treno importante: viene da Roma e
costa quasi il doppio di un misero regionale,
forse perché fa respirare l’aria del “Continente.” Però anche lui in coda al
3831 deve stare – sibila il capostazione. Palermo irraggiungibile.
Verso
le 5 e mezzo di un pomeriggio da cani la situazione è questa: il primo treno,
l’ormai famoso 3831 in qualche modo è riuscito a giungere alla vicina stazione
di Santo Stefano di Camastra, poco lontano da dove s’era perso, e qui defunge.
Il treno seguente, 12765, è fermo a Torre del Lauro mentre il lussuoso
intercity 723 sosta a Capo D’Orlando. 3 treni sparpagliati in una cinquantina
di chilometri lungo la linea d’oro di Trenitalia e fermi immobili. Nel
frattempo anche il regionale veloce 3842
proveniente da Palermo e diretto a Messina che di solito ci mette solo 3 ore, si ferma a Cefalù. Il
binario è unico. Dunque, non si passa nemmeno nell’altro senso. Il capotreno
scende e s’infila nella stanzetta del capostazione. Manca poco che si mettono a
giocare a carte. L’altoparlante stentoreo: “Ci scusiamo per il ritardo”.
D’un
tratto uno ha un’intuizione: sono le 5 e mezzo e davanti la stazione di Cefalù
sta per partire il pullman della Sais, una delle compagnie siciliane pagate
dalla Regione un tot a chilometro che spesso e volentieri viaggiano vuote. Non
oggi però. In un attimo si forma una fila multietnica. Dall’autostrada per
Palermo gli ulivi scorrono a perdita d’occhio. Gli stranieri guardano il
paesaggio e i siciliani si fanno coraggio.
Per
la cronaca: il 3831 non arriverà mai a Palermo mentre il 12765 approderà in
stazione alle 19.20 con solo 1 ora e
un quarto di ritardo su un viaggio previsto di 3 ore e mezza portando anche gli
sfortunati passeggeri del 3831 che dovevano arrivare 2 ore prima. Con effetto
domino lo stesso treno che poi dovrebbe ripartire per Sant’Agata di Militello
alle 19.08 non si sa quando partirà. Dell’intercity 723 dal “Continente” col
sovrapprezzo e previsto per le 19.00 non c’è traccia. Sono le sette e mezzo di
un pomeriggio di ordinaria follia. “Scusate per il ritardo”.
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