venerdì 23 novembre 2012

La memoria della Giustizia

13/12/2009 *
Qual è la reale memoria oggi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro? 
13/12 2009 – foto di Alessio Gervasi
Sono nomi che campeggiano, oltre che su lapidi e stele dove ogni anno si rinnovano solenni processioni, agli angoli di vie sovente di periferia che la toponomastica decide di premiare. Ne consegue, che anche la loro memoria si congiunge con l’oblio delle periferie.
Come il cartello che ricorda questi uomini fatti a pezzi dal tritolo sull’autostrada Palermo Mazara del Vallo, all’altezza dello svincolo di Capaci, diciassette anni fa. Questo cartello è stato posto (non si sa bene da chi: Stato, antistato, semplici cittadini, fatto sta che c’è scritto che la strage è da ascrivere al “Potere Politico – Mafioso”) tanti e tanti anni fa, a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato, sotto l’autostrada, dove c’erano dei giardini fino al cunicolo che allora fu imbottito d’esplosivo. E’ qui la memoria. Sotto l’autostrada e non sopra, dove svettano due alte e colorate stele che ogni anno il 23 maggio sono meta del pellegrinaggio politico del Belpaese.
Sopra l’autostrada avvengono rituali e comode celebrazioni, mentre sotto, fra le sterpaglie e l’immondizia, in una sorta di periferia del tempo, c’è la vita. Quella vera. E c’è questo lercio cartello. Quasi appoggiato su una sbilenca rete di recinzione, a un incrocio che incrocio non è, fra la strada statale che un chilometro più avanti attraversa il paese di Capaci e quel che rimane dei giardini, i Fondi, agrumeti o uliveti spazzati via nel corso degli anni per far posto all’autostrada ma anche al vicino aeroporto di Punta Raisi – dopo le stragi intitolato a Giovanni Falcone e  a Paolo Borsellino – che “si doveva” far qui, fra montagna e mare, senza se e senza ma.
Un cartello alla memoria che ha per contorno dei cartelli più piccoli, che annunciano vendite e locazioni, in un territorio che è un eterno e precario cantiere con le villette a schiera che dal  mare si arrampicano verso la montagna. E anche qui, sotto l’autostrada saltata in aria il 23 maggio del 1992, in poche centinaia di metri nascono a getto continuo case e palazzine, cortiletti, piazzette, steccati, s’interrompono sull’autostrada con le due stele sopra e poi di nuovo case e casuzze. Pane e cemento e avanti. Per uscire e tornare da casa si passa davanti quel cartello, bucato, divelto, arrugginito e con alcune lettere che cominciano a svanire.  
Forse è questa la reale memoria, oggi, di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro.
La memoria della Giustizia.   
* Scritto e pubblicato da Alessio Gervasi il 13/12/2009 su Il Fatto Quotidiano

  




        



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