Enrico La Loggia cerca casa
E’ durato 9 anni l’oblìo seguito
al sequestro per abusivismo del cantiere e alla condanna del progettista. Ma
alla fine i lavori alla casa al mare dell’onorevole Enrico La Loggia sono
ripartiti, poche settimane fa.
Scopello, in provincia di
Trapani, un posto da sogno a un passo dalla riserva naturale dello Zingaro,
località Cala dell’Ovo, fra l’antica Tonnara e Cala Mazzo di Sciacca. Una zona
protetta da vincoli rigidissimi: Piano Paesaggistico, Sic, Zps e l’erosione e
la franosità che affliggono quel tratto di costa che limitano ancor di più
qualsiasi intervento abitativo.
Infatti, è dalla primavera del
2003 che l’allora ministro La Loggia – innamorato di quella fetta di terra a
picco sul mare aveva acquistato terreno e fabbricato preesistente a un’asta giudiziaria
qualche anno prima – cerca di completare il suo buen retiro dove riposarsi dalle fatiche della politica.
Ma all’apertura del primo
cantiere, aprile 2003, i lavori vengono bloccati dalla Forestale che si ritrova
davanti il desolante panorama delle fondazioni di una casa in cemento armato;
agli uomini in divisa non sembra esattamente un “consolidamento statico della
struttura”, per come stava scritto nel cartello d’inizio lavori, ma una
costruzione ex novo.
Interviene la magistratura che
rinvia a giudizio il Ministro con la moglie Maria Elena Woodrow e il
progettista, l’architetto Vittorio Giorgianni, già assessore provinciale di una
Giunta di centrodestra di Palermo: assessore all’Ambiente.
Comincia il ticchettio
dell’orologio verso la prima udienza e se ne sentono di tutti i colori.
L’accusa è abusivismo ma per l’architetto Giorgianni la casa “Era come un
carciofo bollito” e, racconta, appena il primo operaio armato di paletta tocca
la porta d’ingresso, broom, casca tutto. Per questo hanno dovuto rifarla sin
dalle fondamenta – anche se la
costruzione era del 1973 mica roba punica – e poi c’è stato pure un terremoto a
dare il colpo di grazia. Prima della paletta dell’operaio, naturalmente, con le
vicine ville intonse.
Carciofo e terremoto alla fine
del processo vedono La Loggia e consorte assolti mentre il
progettista/architetto è l’unico condannato. E siamo nel 2004.
Da allora l’incompiuta di La
Loggia – a poche decine di metri dal mare con una scogliera sotto e una
spiaggetta lì vicino, frequentate da bagnanti e turisti – rimane una struttura
fatiscente, uno stagno artificiale putrido e maleodorante.
Passano quasi 10 anni senza un
solo colpo di piccone, fino alla metà di ottobre scorso, quando arriva una
squadra di 4 operai, e spunta pure un cartello su cui stavolta c’è scritto:
“Demolizione e ristrutturazione”. Non si demolisce però, anzi, passano l’antiruggine sui ferri delle
fondazioni abusive del 2003. L’impresa è la stessa, l’architetto pure, quello
del “carciofo”, poi condannato. La data d’inizio lavori è 08/10/2012. Rilascio
della concessione 16/01/2012.
E dire che fino alla scorsa
primavera La Loggia aveva manifestato dubbi e perplessità sulla proprietà, non
voleva più camorrìe (seccature) e voleva vendere. Qualcuno, interessato, si è
preso la briga di andare all’ufficio tecnico competente, Comune di
Castellammare del Golfo per chiedere lumi e, in mancanza del responsabile,
ingegnere Francesca Usticano, un geometra dell’ufficio diceva netto: – Ma che
scherza? Lì non si può mettere nemmeno una roulotte, vincoli, divieti, Piano
Paesaggistico Sic, Zps e poi l’erosione, le frane nell'intera tratto di costa;
mi creda, non si può più far nulla lì – .
Noi andiamo nello stesso ufficio
e parliamo invece col responsabile, ingegnere Francesca Usticano, che sulle
prime sembra un po’ cadere dalle nuvole: ““Casa abusiva? Quando mai. La Loggia
imputato? Perché? L'architetto condannato? Quando? Sa, io a quei tempi non
c'ero”...
E in effetti a fine 2005 un blitz delle forze dell’ordine smantella
l’ufficio tecnico del Comune di Castellammare del Golfo accusato di favorire i
mafiosi e i potenti di turno e poi, nel marzo 2006, il Comune verrà
sciolto per infiltrazioni mafiose e commissariato.
Poi, l’ingegnere Usticano cita
una sentenza del Cga del 25/05/2009, n. 481.
Sentenza che cerca di delimitare
il confine fra interventi di ristrutturazione edilizia, soggetti al preventivo
rilascio di permesso di costruire e interventi diversi – “demolizione e
ricostruzione” tanto per fare un esempio – con conseguente individuazione del
regime di titolo edilizio del caso. E torna alla mente una circolare firmata
dal ministro delle Infrastrutture Lunardi – straordinariamente tempestiva: 7
agosto 2003, n.4174/316/26 – inutilmente tirata fuori da La Loggia ai tempi del
processo. In questo caso però si era scelta la strada opposta e la
ristrutturazione prevedeva anche la “demolizione e ricostruzione”, a condizione
di mantenere la volumetria e la
sagoma originarie. La Sicilia però era (ed è, ahinoi) a Statuto speciale ed è
la Regione l’ente competente ad emanare norme in materia urbanistica.
Noblesse oblige.
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