venerdì 23 novembre 2012

Enrico La Loggia cerca casa





E’ durato 9 anni l’oblìo seguito al sequestro per abusivismo del cantiere e alla condanna del progettista. Ma alla fine i lavori alla casa al mare dell’onorevole Enrico La Loggia sono ripartiti, poche settimane fa.
Scopello, in provincia di Trapani, un posto da sogno a un passo dalla riserva naturale dello Zingaro, località Cala dell’Ovo, fra l’antica Tonnara e Cala Mazzo di Sciacca. Una zona protetta da vincoli rigidissimi: Piano Paesaggistico, Sic, Zps e l’erosione e la franosità che affliggono quel tratto di costa che limitano ancor di più qualsiasi intervento abitativo.
Infatti, è dalla primavera del 2003 che l’allora ministro La Loggia – innamorato di quella fetta di terra a picco sul mare aveva acquistato terreno e fabbricato preesistente a un’asta giudiziaria qualche anno prima – cerca di completare il suo buen retiro dove riposarsi dalle fatiche della politica.
Ma all’apertura del primo cantiere, aprile 2003, i lavori vengono bloccati dalla Forestale che si ritrova davanti il desolante panorama delle fondazioni di una casa in cemento armato; agli uomini in divisa non sembra esattamente un “consolidamento statico della struttura”, per come stava scritto nel cartello d’inizio lavori, ma una costruzione ex novo.
Interviene la magistratura che rinvia a giudizio il Ministro con la moglie Maria Elena Woodrow e il progettista, l’architetto Vittorio Giorgianni, già assessore provinciale di una Giunta di centrodestra di Palermo: assessore all’Ambiente.
Comincia il ticchettio dell’orologio verso la prima udienza e se ne sentono di tutti i colori. L’accusa è abusivismo ma per l’architetto Giorgianni la casa “Era come un carciofo bollito” e, racconta, appena il primo operaio armato di paletta tocca la porta d’ingresso, broom, casca tutto. Per questo hanno dovuto rifarla sin dalle fondamenta –  anche se la costruzione era del 1973 mica roba punica – e poi c’è stato pure un terremoto a dare il colpo di grazia. Prima della paletta dell’operaio, naturalmente, con le vicine ville intonse.
Carciofo e terremoto alla fine del processo vedono La Loggia e consorte assolti mentre il progettista/architetto è l’unico condannato. E siamo nel 2004.
Da allora l’incompiuta di La Loggia – a poche decine di metri dal mare con una scogliera sotto e una spiaggetta lì vicino, frequentate da bagnanti e turisti – rimane una struttura fatiscente, uno stagno artificiale putrido e maleodorante.
Passano quasi 10 anni senza un solo colpo di piccone, fino alla metà di ottobre scorso, quando arriva una squadra di 4 operai, e spunta pure un cartello su cui stavolta c’è scritto: “Demolizione e ristrutturazione”. Non si demolisce però, anzi,  passano l’antiruggine sui ferri delle fondazioni abusive del 2003. L’impresa è la stessa, l’architetto pure, quello del “carciofo”, poi condannato. La data d’inizio lavori è 08/10/2012. Rilascio della concessione 16/01/2012.
E dire che fino alla scorsa primavera La Loggia aveva manifestato dubbi e perplessità sulla proprietà, non voleva più camorrìe (seccature) e voleva vendere. Qualcuno, interessato, si è preso la briga di andare all’ufficio tecnico competente, Comune di Castellammare del Golfo per chiedere lumi e, in mancanza del responsabile, ingegnere Francesca Usticano, un geometra dell’ufficio diceva netto: – Ma che scherza? Lì non si può mettere nemmeno una roulotte, vincoli, divieti, Piano Paesaggistico Sic, Zps e poi l’erosione, le frane nell'intera tratto di costa; mi creda, non si può più far nulla lì – .   
Noi andiamo nello stesso ufficio e parliamo invece col responsabile, ingegnere Francesca Usticano, che sulle prime sembra un po’ cadere dalle nuvole: ““Casa abusiva? Quando mai. La Loggia imputato? Perché? L'architetto condannato? Quando? Sa, io a quei tempi non c'ero”...
E in effetti a fine 2005 un blitz delle forze dell’ordine smantella l’ufficio tecnico del Comune di Castellammare del Golfo accusato di favorire i mafiosi e i potenti di turno e poi, nel marzo 2006, il Comune verrà sciolto per infiltrazioni mafiose e commissariato.
Poi, l’ingegnere Usticano cita una sentenza del Cga del 25/05/2009, n. 481. 
Sentenza che cerca di delimitare il confine fra interventi di ristrutturazione edilizia, soggetti al preventivo rilascio di permesso di costruire e interventi diversi – “demolizione e ricostruzione” tanto per fare un esempio – con conseguente individuazione del regime di titolo edilizio del caso. E torna alla mente una circolare firmata dal ministro delle Infrastrutture Lunardi – straordinariamente tempestiva: 7 agosto 2003, n.4174/316/26 – inutilmente tirata fuori da La Loggia ai tempi del processo. In questo caso però si era scelta la strada opposta e la ristrutturazione prevedeva anche la “demolizione e ricostruzione”, a condizione di  mantenere la volumetria e la sagoma originarie. La Sicilia però era (ed è, ahinoi) a Statuto speciale ed è la Regione l’ente competente ad emanare norme in materia urbanistica.  
Noblesse oblige.

  








      


    


0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page